Nei momenti di incertezza, di confusione e smarrimento le buone parole sono una medicina, sopratutto quando vengono dal cuore e hanno lo scopo di spingerci ad agire nel quotidiano con speranza e fiducia. Abbiamo scelto di farci ispirare da quelle di Giuliano Pellizzari, un profondo conoscitore della realtà del commercio, ma soprattutto uno scrittore e un cittadino che sa leggere il presente.
Siamo un paese fatto di paesi, ognuno di questi animato da bar, ristoranti, tabacchini, negozi al dettaglio, tutte piccole attività che come le buone parole, contribuiscono a farci sentire meglio, perché è bello entrare in un negozio e sentirsi ascoltati, perché è bello poter fare una pausa con un caffè o un bicchiere di vino, perché una piazza o una via con delle vetrine accese è garanzia di vita. La pandemia da Covid-19 sta modificando tutto questo, ma potrebbe farlo in modo positivo, facendoci avvicinare ancora di più al mondo del commercio di prossimità.
Il futuro del commercio dipende da noi
L’Italia è fatta di paesi.Tolte 10 città e due metropoli vere, gli altri sono paesi.Tanti.
Giuliano Pellizzari
In un paese dove ci sono diverse attività commerciali le persone sono più serene, ci sono meno furti, meno disagio sociale, prosegue Giuliano Pellizzari, prendendo in considerazione i tanti studi sociologici apparsi in questi ultimi anni. Forse non servirebbero nemmeno gli studi, ma basterebbe visitare le periferie vuote di negozi e piene di condomini, e poi fare due passi in un centro cittadino con i suoi bar animati, con i suoi negozi dove entrano ed escono persone.
Qual è il merito di questa maggiore serenità? I motivi sono molti sostiene Pellizzari, dipendono soprattutto da qualcuno che c’è, che con la sua presenza innesca qualcosa di positivo. Capita a ciascuno di noi quando sappiamo che possiamo contare su qualcuno, su una persona amica, su un familiare. Anche se non è fisicamente vicino a noi, è lo stesso una figura capace di portare serenità, di alleggerire i pesi della vita.

Il centro della nostra città, Pordenone, con i suoi palazzi antichi, i suoi bar, le persone che lo vivono. Foto di Carlo Marino
Normalmente pensiamo al commercio come ad uno dei tanti business, ad uno strumento per accrescere il PIL del paese, ma la felicità è difficile da misurare, eppure esiste. I negozi, i bar, i ristoranti ci fanno sentire meglio e dipendono da noi tutti.
Possiamo chiedere loro di essere più moderni, più digitali, di essere più accattivanti nel design, di consegnarci la merce a casa quando non possiamo muoverci, ma alla fine siamo noi come con-cittadini, a poterli sostenere con i nostri acquisti.
Perché se ci scorderemo di loro, potremmo trovarci a vivere in un dormitorio. Dove i giovani non avrebbero voglia di restare, di abitare, di lavorare.
Se siete anziani e avete avuto i nipoti in giro per casa, sapete bene cosa significhi restare soli, senza la loro energia che rotola tra le stanze (…)
E vorreste davvero che figli e nipoti vivessero in centro città? Magari di una bella metropoli da 30.000.000 di abitanti?
Giuliano Pellizzari
Si avvicina il Natale, che sarà diverso da tutti i Natali che abbiamo vissuto finora. Non sapremo con che limitazioni lo vivremo, ma già da ora possiamo decidere con che intenzione viverlo, se viverlo seguendo il suo autentico spirito di cura, solidarietà e altruismo.
(…) sta a noi decidere dove acquistare. Se da loro, o nei grandi sistemi di distribuzione delle grandi multinazionali.
Ricordiamoci che un giorno questa situazione non ci sarà più. Mentre noi sì.
E vorremmo vedere questi piccoli equilibratori civici ancora lì, a tenere vivo il nostro paese, a tenerlo attivo. Magari con persone sorridenti. Ogni giorno, di ogni mese, di ogni anno.
Giuliano Pellizzari
E tu come negoziante, barista o ristoratore cosa puoi fare?
Mentre scrivevamo queste parole ne sono arrivate altre, come spesso capita, in particolare, un’espressione siciliana: “moviti fermu”, muoviti fermo. Un apparente paradosso, muoversi eppure stare fermi. Tutti noi l’abbiamo vissuto in primavera e in qualche modo ancora ora, bloccati negli spostamenti, esclusi dalle abitudini, dai luoghi di aggregazione.
Fermi ma non immobilizzati, come se fossimo in pausa, come succede quando qualcosa non gira e bisogna attendere che si sblocchi. Non sei veramente fermo, perché porti la tua attenzione altrove, a quello che puoi fare, nonostante le cose vadano in modo diverso da come vorresti.
Cosa fare quindi? Usare il tempo per comunicare con i tuoi clienti grazie alla tecnologia, scrivendo ad esempio contenuti interessanti sulla tua pagina Facebook o il tuo profilo Instagram, chattando con i tuoi clienti più fedeli, inviando newsletter in cui dare consigli per affrontare l’inverno e la situazione attuale. Le soluzioni sono tante, c’è chi le ha usate per superare lo shock dei mesi più duri, per acquisire nuovi clienti, per sviluppare abbondanza anche in un momento di forte crisi. Perché la vera abbondanza passa per le relazioni, per la fiducia e le competenze, non solo per il denaro.
Abbiamo del tempo in cui non possiamo muoverci fisicamente.
Ma le nostre idee, le nostre conoscenze, la nostra professione possono fare passi da gigante in questo momento. Possiamo abbattere i muri della distanza con tutti i mezzi tecnologici a nostra disposizione, e l’ascolto questa volta si farà proficuo.